35 anni, e non li dimostra…
Oggi…
…ci sarebbe da scrivere un libro, ma come dice Vasco, i libri si scrivono dopo.
Per questo che oggi, 1° Maggio 2011, dopo 35 anni di profonda conoscenza ed amicizia, sono venuto a Lerici, per incontrarlo nel luogo dove negli ultimi anni, ha continuato a forgiare le nuove leve. Son venuto qui per ‘rubare’ un piccolo quadro della sua vita, della sua passione… per raccontare l’uomo, il velista, il poeta.
Grazie Maestro!
.
Ieri…
Difficile raccontare una tempesta; più difficile ancora è tentare di raccontare la storia di un uomo di mare che ha fatto di una passione, la sua vita.
Vasco Bardi, poeta-velista, ama dire che la vela è la sua passione più grande, più infelice e indefinita, fatta di momenti inconsapevoli e felici, vissuta nel ricordo intimo, come un amore che si consuma in fretta ma si rigenera ad ogni uscita, mai piegato dalle amarezze o dalle delusioni: un amore che si personifica nella divinità indivisibile del mare-cielo-barca-vento e che si materializza nel mutevole Tempio del Golfo degli Dei.
Vasco nasce come velista presso il Circolo Velico della Spezia dopo aver comprato dal Comandante Del Santo un Lyghtning: il “Capitan Morino”. Suoi compagni d’avventura sono Augusto Sassi, Roberto Buia e Vittorio Gasparini. Discreti risultati che culminano con un 5° posto ai Campionati Italiani e un 19° ai Campionati Europei disputati a Numana. Una trasferta fatta goliardicamente e che porta Vasco nella villa della Contessa Leopardi a Recanati: qui durante un banchetto, a causa della grande abbuffata l’equipaggio Spezzino viene scherzosamente definito ”il cimitero dei pesci di Numana”.
Successivamente passa alla classe ”Finn” dopo aver acquistato l’ ”Hidra” da uno dei suoi maestri più prestigiosi: Rino Mori grande regatante su Finn e Flying Dutchman, costruttore e progettista delle barche del Palio del Golfo della Spezia, una vera intelligenza velica: i suoi insegnamenti sono stati fondamentali per la formazione velistica di Vasco.
L’Hidra viene venduto e portato a Lugano, il suo posto è preso dal Princesa, una barca costruita da Bruno Cintoi che ha il cantiere al Canaletto: la barca tutta scaricata nei bagli della coperta sembra una cattedrale gotica: ed è leggerissima: coperta di obece, fasciame di cedro dell’Honduras, dritto di prora in ulivo portoghese.
La barca era di Paolo Portunato, tenuta come un mobile antico: Vasco la ripone coprendola con due teloni all’interno del capannone del Velico.
Nel suo libro “Atlantico che stress” il navigatore solitario della Ostar, Mauro Melis, così descrive le uscite di Vasco dalla Marina del Canaletto: “ Ho imparato molto da questa barca e da Vasco. Vasco usciva da solo con il suo Finn e ci guardava con la coda dell’occhio cercando di non farsene accorgere. Lo osservavo e vedevo come si muoveva, come il suo corpo passava da un bordo all’altro con armonia, senza intralciare il movimento della sua barca. Il suo Finn era bellisiimo ed avevo una gran voglia di salirci sopra. Mi faceva sognare…”. Con questa barca Vasco nel 75 vince 23 regate fra Arenzano, Forte dei Marmi, Torre del Lago, Lerici e La Spezia, aggiudicandosi il prestigioso Trofeo Fago. Le vittorie vengono attribuite a un paio di scarpe coloratissime prodotte in Corea che Vasco porta in tutte le regate nonostante l’usura: a Lerici le presta a D’imporzano che nei 4.70 vince le tre regate in programma. Magia? Superstizione? Bravura? Il confine fra le cose è una parete sottile che divide l’uomo dall’invisibile.
Nel 76 passa sul 4.70 Hoppety Hop messogli a disposizione dal Direttore Sportivo del Circolo Velico, Angelo Sommovigo. Ha come prodieri Giuliano Giannetti e Vittorio Gasparini. Vasco non scenderà più da questa classe che per lui rappresenta il massimo dell’espressione velica in termini di velocità barca e destrezza dell’equipaggio.
Dal 1976 ad oggi i 4.70 “frustati”, nel senso del consumo, sono ben 5:
Hoppety Hop rana saltatrice americana che vinceva tutto, Grindon, Ice Eyes, Lume di Candela, Nothing Forever. Con Hoppety Hop compie una bella impresa nel campionato invernale del 76: unico superstite di una burrasca di tramontana che rovescia le altre 12 barche partecipanti, vince la prova del 22 novembre: i baffi di prua in planata sono così alti che nascondono l’equipaggio alla giuria presieduta dall’ammiraglio Falco.
Nel marzo 76 diventa Istruttore di vela dopo aver conseguito il brevetto presso il Centro Olimpico di Tirrenia sotto la guida del Dottor Negri della Federazione Italiana della Vela.
Viene nominato Direttore della Scuola di Vela del Circolo Velico e inizia ad insegnare sulle barche Eau Vive: i corsi sono strapieni e l’attività è intensissima: vengono fatte regate e allenamenti misti: i ragazzi sono più delle barche.
Fra gli allievi di quegli anni spiccano Attilio Cozzani che si legherà al Maestro con vincoli di vera amicizia, e poi Mauro Melis (Atlantico in solitario), Paolo Toracca titolare dell’Agenzia Nautica Bateau Blanc, Gabbanini ,Vespa, Conte dello Scientifico.
In quegli stessi anni con Gianfranco Bianchi inizia una collaborazione sportiva ma anche progettuale. I due si incontrano al Circolo Velico, fanno regate sul 470. Vasco organizza il primo campionato invernale che vede alla partenza ben 14 imbarcazioni. Con a prua Giannetti Giuliano ottiene buoni risultati e con vento forte è davvero imbattibile. Apre un’azienda per la produzione di articoli nautici: la Nauticform. Nella provincia ci sono due velerie, la Carozzo e Peer e la Murphy e Nye di Sgorbini il mitico Presidente del Circolo Velico La Spezia, un vero signore che assomiglia ad Erroll Flynn.
Vasco progetta e brevetta fra l’altro un sistema di regolazione delle rande steccate, e macchinette per pressare le bugne delle vele. I prodotti hanno una distribuzione internazionale attraverso la Sacloma un’azienda di Santo Stefano condotta da Mariani Enzo, un vero Manager col quale Vasco passerà a collaborare progettando e costruendo attrezzature militari per la Marina Militare.
La Scuola di vela all’isola Palmaria
Il sogno di molti velisti è di avviare una scuola di vela in quest’isola che rappresenta la madre generatrice del Golfo o l’emersione della passione nel paradiso irraggiungibile dello “stante a sé”.
Poesia dedicata alle Isole Sacre nel Golfo degli Dei: Palmaria e Tino ed al canto sciamanico dei poeti.
Dodici colonne sbriciolate e un lume,
sull’altra isola il vento
che spira al maestrale:
immagine-tempo,
questo era per Ermes la bellezza:
di fronte stava Afrodite
da lui separata dal mare:
nello spazio silenzio
la Dea si apriva al temporale.
Nel 1980 Vasco passa al Circolo Nautico Portovenere, chiamato dal Presidente, l’amico di sempre, il professor Egilberto Garzetti, per gli amici, “Profe” o “Gilbè”:
La flotta delle barche scuola è composta da Flying Junior, arrivati dalla scuola vela dell’Erix e da Optimist venuti dal Club Nautico Marina di Carrara.
Le barche sono in condizioni disastrose, ma Vasco con il Profe armati di vetroresina e West Sistem le rendono naviganti e pronte per la stagione. Le barche sono rimessate al Terrizzo, una spiaggia della Palmaria dove il vento spira quasi sempre da Nord -Nordovest, per un gioco aerodinamico della costa veramente particolare che flette le correnti aeree in entrata dalla Bocca di Portovenere. Le attrezzature sono custodite presso la Locanda Lorena grazie all’ospitalità di Sergio Fenoglio, un vero uomo probo e gentile.
Il Circolo non dispone di un gommone e Vasco fa scuola ai ragazzi da un Flying in solitario, guidando la flotta in fila indiana e con il fischietto sempre a portata: numerose le scuffie specialmente quando si va nelle Bocche, ma il problema maggiore è che le barche, nonostante le riparazioni, non sono stagne: ogni due ore occorre ritornare a terra, svuotarle e ripartire: Giacomo Salvi , un allievo di quel tempo, ora progettista navale a La Rochelle, ebbe a dire una frase significativa: “Profe questa non è una scuola di vela, questo è un corso di sopravvivenza”.
Il primo allievo della scuola è Gianluca Bersezio seguito dalla sorella Silvia, “Sissi”.
Spiccano fra gli altri Ugo Vanello, in seguito Campione Mondiale di Optimist, i suoi fratelli Filippo e Andrea, Carolina Portunato, Carolina Sturlese, De Luca, ora ufficiale della M.M., Filippo, Pietro e Orsetta Franchetti, Panni, Agostinelli, Battistelli, Ciceri, Bucchioni, Pellegrinelli, Alessandro Paganini progettista della barca a vela che traversò il deserto, Lesley Siniscalchi presentatrice di Mediaset, Massimiliano il portovenerino che avrebbe potuto condurre in seguito la scuola di vela, i figli di Pierfrancesco Agnese, i Della Torre, Luca Sacconi e Giacomo Regali il simpatico mattacchione della compagnia. Vasco è aiutato talvolta dalle figlie Erica e Cristiana che a bordo dei F.J. insegnano i primi rudimenti di vela. La scuola raccoglie tutti i rampolli dei Vip Spezzini, tanto che è chiamata “Scuola Miliardo”. Il nostromo del Circolo è Carlo Amato col quale Vasco ha schietti rapporti di amicizia: la sera dopo i corsi, traghettato a Portovenere, passa con lui lunghe serate alla “Vigna di Bacco” sotto il fresco del pergolato, dove si raccontano storie di mare di nodi e dell’immancabile argomento degli uomini.
Nel Circolo si alternano come Presidenti, Matteo Melley e Tonino Bersezio: in circa nove anni di attività passano dalla scuola della Palmaria circa 600 allievi divisi in un centinaio di corsi. Si fanno regate, fra le quali spicca la Portovenere Lerici Portovenere in solitario sui F.J. . Bei ricordi, fra i quali i panini di Sergio mangiati sulla terrazza della Locanda, a base di pomodori secchi acciughe olio e aglio, o i nodi di Carlo e le sue poesie in dialetto, o le corriere perse a mezzanotte a causa del vermentino dell’osteria. Proprio Vasco fece disputare a Portovenere una regata intitolata “ Trofeo Carlo Amato”, per onorare il marinaio incarnato e fattosi uomo fuori dagli schemi ma dentro allo spirito che sublima a piccole dosi dal simbolo eucaristico del vino.
La scuola di Bocca di Magra
Negli anni 80 contemporaneamente alla scuola della Palmaria insegna anche a Bocca di Magra dove apre una scuola di vela con il suo 470 di sempre, un Flyng junior dei fratelli Bondi di Piacenza, un Fusilla 4 di Fugallo Antonio: a Bocca di Magra impara ad andare sul Surf e con il Tiga compie la traversata sino a Marina di Carrara e ritorno. Diversi allievi, reclutati sulla spiaggia: Mariolina, Elsa e Francesco Samperi, Anna e Elisabetta Alfano, Cristina Ratti, Laura Garbini, Maurizio Moruzzo, e poi torme di villeggianti, Franco e Rina Barbieri e i figli, e Danilo Pezzati. Organizza regate veliche, corse a piedi, gare di nuoto, concorsi di bellezza, gare di ballo, cene, tornei di pallavolo, facendo della scuola di vela un centro polifunzionale, un piccolo club Nautico.
Grande Vasco!
Giacomo Salvi da La Rochelle e’ finito a Fort Lauderdale, in Florida.
Svelazza al momento su un Penobscot 14 di legno armato con picco.
Non ha mai dimenticato gli urlacci e le occhiate omicide di Vasco, a cui sara’ sempre MOLTO riconoscente e legato da preziosi ricordi. A presto Vasco e continua con i tuoi bordi!
Grazie Giacomo. La redazione di acquadimare.net è orgogliosa di arrivare oltre oceano e ti invita, quando hai tempo, ad inviarci le foto del tuo Penobscot 14.
Vasco, un vero leone! Non dimenticherò mai la scuola di vela alla Palmaria, con lui e Garzetti. Che spettacolo!!!!
ringrazio Vasco per il bel periodo trascorso alla società vela con i nostri ragazzini