Golfo dei Poeti, 20 luglio 2014 articolo di Alessandra Gagnatelli [alias la Principessa della Prua]
Nella vita di tutti i velisti prima o poi arriva il giorno in cui durante una regata si pensa ‘era meglio se stavo a casa’.
E’ il giorno della Regata Sfigata, quando tutte le forze in gioco nell’intero cosmo cospirano contro te e la tua barchettina.
E tutto questo, perche’?
Ma è evidente!
Perche’ il Vicino-Di-Casa del Giovi, sul pianerottolo, mentre lui usciva ha detto ‘La Frase’.
‘De’, ciao, eh… BUONA REGATA!’
Il codice penale dovrebbe prevedere il reato di ‘augurio-di-BUONA-REGATA’, con sanzioni severissime.
Trattasi della peraltro meravigliosa regata Lei&Lui: equipaggio formato da me e Giovanni Passeggeri su ‘Neghene’, il di lui Melges 24. Due giorni di allenamento: tutto perfettissimo, issate, ammainate, strambate, nemmeno una minima sbavatura. Ovviamente arriviamo alla domenica mattina rilassatissimi e pieni di gioia e di voglia di regatare.
Il clima ci saluta con una patana epocale. Praticamente un clima amazzonico, mancano solo un paio di anaconde. Rimaniamo a galleggiare un’oretta, facciamo una sauna e dimagriamo di altri 2 kg a danno dello scarso setting della nostra barca – peso ideale equipaggio Melges 24:375 kg, peso di me e Giovanni insieme, vestiti, con le borse gli scarponi da sci, l’asciugacapelli, il silk-epil e le sporte dell’esselunga:120 kg. Poco male, anche la mia amica Licia e Cristiano, anche loro con il melges 24, non sono certo obesi, e anzi, hanno deciso sportivamente di sbarcare anche la cella frigorifera con dentro i prosecchi.
Proprio mentre pensiamo ‘potrebbe andare peggio, potrebbe piovere’ ecco che inizia appunto a piovere. Il Passeggeri inizia a dare segni di cedimento: i primi santi ad essere evocati si affacciano dalla coltre di nubi e lo apostrofano ‘Giova’, hai voluto il barchino? E ‘mo timoni’
Il favoleggiato scirocco inizia ad affacciarsi al golfo. Passano pochi minuti, ed ecco che il Prof ammaina l’intelligenza. Il segnale sonoro non e’ proprio distuinguibilissimo, sembra piu’ che altro uno scanzonato fischiettare, ma la flotta piu’ o meno preparata, dopo aver guardato in cielo un eventuale arrivo di Mary Poppins appesa all’ombrellino, si posiziona.
Ed ecco che iniziano a scatenarsi gli eventi nefandi. Neghene’ parte non molto bene e si trova immediatamente al centro di uno scenario da messa nera: in mezzo a una stella a 6 punte, ciascuna composta da un barcone gigantesco con genoa almeno a 160% e albero di 28 metri. Praticamente un quarto di bordo di bolina allegramente percorso nei rifiuti degli altri.
Usciamo dai rifiuti ed ecco un’altra entita’ malvagia: le Onde In Prua. Sbatacchiamo per un altro quarto di bordo con la pioggia kantiana sopra di noi, le onde davanti a noi, e le parolacce dentro di noi, nello specifico, da un punto non lontano dietro le mie spalle improperi vari in spezzino mi raggiungono implacabili, mentre dondolo appesa alla draglia.
Finalmente il vento rinforza e noi possiamo orzare: l’onda non è più in prua ma al mascone. Olè! Nemmeno il tempo di battere un cinque al Giova, ed ecco che arriva la terza entità malvagia: la CHIATTA NAVALMARE. La CHIATTA NAVALMARE non è solo disturbante in quanto chiatta in se, ma in quanto portatrice di cavo di acciaio e relativo oggetto sgraziato parallelepipedale annesso. Cionondimeno, la CHIATTA NAVALMARE decide di peggiorare il nostro castigo – dati mare e vento – allungando il cavo di almeno sette lunghezze. Giovanni decide di insultare l’uomo chiatta ‘ma non potevi andare… che ne so… di la!?’ e l’uomo-chiatta risponde gesticolando quasi stesse perdendo una causa nel foro di Napoli.
Passata la chiatta, i nostri eroi non possono certo stare tranquilli, non sarebbe divertente per i cari e affezionati lettori. Ed ecco infatti arrivare dritto di prua… il vaporetto porta peones! Per l’esattezza, la linea Tripoli-Civitavecchia-Monterosso-Portovenere-Lerici. Il malcapitato comandante della portapeones cambia rotta di circa 20°, peccato che a Neghené, appena riuscito a partire, arrivino puntuali le onde a stopparlo, sia mai che arrivasse a 4 nodi! Sarebbe disdicevole. Nel frattempo i peones si sperticano in saluti, noi rispondiamo con il gesto dell’ombrello che però viene interpretato come segno di grande entusiasmo e amore universale.
In prossimità della meda del tino il vento inizia a rinforzare. Lo smisurato peso dell’equipaggio fa si che l’andatura ottimale sia più o meno con randa molla (a tratti barzotta), una meravigliosa bolina di 60°: una prestazione che ci avrebbero invidiato gli Alpa in cemento degli anni 70.
Arriviamo alla meda del parco dopo qualche goffa manovra (goffa più che altro la prodiera, cioè io. Non credo di avere mai usato tanto i piedi per gestire cime per le quali normalmente uso le mani), ed ecco la tanto desiata poggiata.
Tra tutte le cose che desidero sentire, ecco Giovanni pronunciare l’ultima:
– FUORI IL BOMPRESSO!
– Ma no, ma Giova, non è il caso…
– Gagna, su quel gennaker!
E quando l’armatore, un po’ come il postino dell’omonimo film di Hitchcock, ripete due volte ‘su gennaker’, non lo si può ignorare.
Peccato che i bompresso esca – come è logico – con al seguito la mura. Un nanosecondo e un lembo è in mare. In efetti non essendo io Elastigirl o una dei Fantastici Quattro non riesco a tenere bompresso, tack e gennaker nello stesso momento.
Due nanosecondi, e tutto il gennaker è in mare.
Mentre guardo il gennaker fluttuare mi sento un po’ come PI nel film ‘vita di Pi’, solo che invece della tigre del bengala Richard Parker ho al mio fianco sulla barchettina Joe Passengers di Spezia, che immagino essere decisamente più pericoloso.
Invece Joe Passengers non mi sbrana, non si incazza nemmeno, liberiamo mura e drizza e in pochi minuti il gennaker ritorna in barca, non dopo avermi fatto uscire un paio di ernie (ma d’altra parte l’età è l’età, anche io, povera donna anziana, cosa pretendo?). Non ha più il dignitoso sembiante di un gennaker, sembra un po’ una salma, ci manca solo la bandiera tricolore, però siamo felici perché almeno per oggi non onoreremo le sue esequie.
Anche con il solo fiocco Richard Parker Spezzino ruggente e io voliamo verso la linea d’arrivo a 12, 13, fino a 14 nodi. Io faccio fatica a tenere anche il solo fiocco, e dentro di me ringrazio mentalmente l’ondata truffaldina che si è bevuta il gennaker, perché verso il centro del golfo il vento rinforza decisamente, e nella mia mente si compongono immagini di ammainate davvero impegnative.
Il bordo di poppa vale tutta la regata. E’ adrenalina pura, il Melges vola sull’acqua, e Giovanni timona con grande controllo. Tagliamo il traguardo non in buona posizione ma nemmeno troppo orrenda, salvaguardiamo parzialmente la nostra dignità e strambiamo verso il circolo. Joe decide di non passare da Lerici, piove e le manovre con la mancina lo impensieriscono un po’. Mi dispiace non poter salutare gli amici, ma immagino che Giovanni abbia le sue ragioni. Vista la giornata potremmo ancora incontrare il sottomarino Enrico Toti, Ottobre Rosso, il mostro di Loch Ness, il boeing malese e altre amene creature degli abissi.
Alla fine mettiamo in salvo barca, vele e i reciproci derriére. E’ stata proprio una bella giornata. La prossima volta però il vicino di Giovanni (‘buona regata!’) sarebbe meglio se lasciasse i convenevoli alle ore serali.
Volevo quindi passare alla sviolinante – ma sincera – fase dei ringraziamenti.
Innanzitutto ringrazio Lord Comytato e Lady Moltoscicche che hanno voluto fortemente il ritorno di questa bellissima regata, il Prof e tutti gli altri poverini che sono rimasti ad aspettare sotto la pioggia questa masnada di pazzi. La regata è stata bella, l’idea, bella, l’atmosfera, bellissima, tutto bello. Spero di rifarla ancora l’anno prossimo, e spero che il Passengers abbia eventualmente ancora voglia di farla con me che non sono nemmeno la sua morosa e gli ho pure annegato il gennaker buono.
Ringrazio Attilio, che oltre a essere per me un caro amico è anche paziente a appassionato curatore di questo bel blog e di tutta la comunicazione dei circoli velici, presenza fondamentale per dare forme e colori a tutte le cose stupende che riusciamo a fare con le nostre barchette.
Poi volevo ringraziare Giovanni che mi ha dato fiducia, e nonostante lui abbia estrema cura della sua barca ha acconsentito a fare la regata con questa finta supergiovane.
E in ultimo ringraziavo la mia amica Licia, il suo compagno Cristiano, Davide Sampiero e la sua dolcissima metà Valentina, Raffy e Walter, Leone, Fred, e tutti gli altri che come sempre anche domenica scorsa hanno avuto voglia di onorare questo bellissimo, meraviglioso sport che ci unisce tutti.
caro Attilio, sono Tiziana Pieri la “porta borse” del Mr. President Roberto Celi :-) Ringrazio tutti ma proprio tutti per i bellissimi momenti e per la bellissima esperienza. Un ringraziamento a Roberto Taras che ci conduce, giuria permettendo, nei punti più vicini o lontani per le inquadrature migliori. Fotografia, Mare e tanta Simpatia… cosa volere di più?
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…ma era la zattera di Navalmare?
un chiaro segno di sabotaggio!
Fred… pensavo fossi un amico…
Questi sono i racconti di regata che mi piacciono! Veramente complimenti.
in amore in guerra e in regata…non c’è pietà!!!
PS… Grazie mille anche ai due fotografi Tiziana e Roberto! Mi hanno consentito di conservare ricordi di una giornata bellissima!
Grazie Gagna (chissa chi sei?! :-) ) le migliori soddisfazioni nascono da piaceri reciproci.
*****nota aggiunta dall’Amministratore: Roby alias Roberto Celi fotografo e Presidente del Gruppo Fotografico Obiettivo Spezia ************
Caro Roby,
sono quella che ha scritto il pezzo e che si e’ goduta tantissimo le tue foto!!
Caro Massimo
Grazie!
caro Attilio, sono Tiziana Pieri la “porta borse” del Mr. President Roberto Celi :-)
Ringrazio tutti ma proprio tutti per i bellissimi momenti e per la bellissima esperienza. Un ringraziamento a Roberto Taras che ci conduce, giuria permettendo, nei punti più vicini o lontani per le inquadrature migliori. Fotografia, Mare e tanta Simpatia… cosa volere di più?