Dal Meteor al Melges 24… una gran BELLA differenza!
Il giorno 4 dicembre 2011 in occasione della 10000 vele, regata di solidarietà, son salito per la prima volta sul Melges 24 “Giogi”. Mi ha chiamato Cristiano uno dei sempre presenti membri d’equipaggio di questa magnifica barca… mi chiama e mi chiede di partecipare alla regata.
Son quelle cose che non capitano tutti i giorni per un velista spezzino, son quelle cose che o le prendi al volo o hai perso un treno che NON passa più.
Posso garantire che per impegni professionali avrei dovuto dire di no, ci ho provato, ma Cristiano è stato più forte della mia coscienza: ho detto di SI e ho fatto bene!
Il Melges 24 per chi non lo sapesse è la “Ferrari” del mare, la formula 1 bisogna provarlo per capire, bisogna farlo con persone che ti fanno capire tante cose sul mondo della vela che solo se le vivi ti resteranno per sempre.
Ho trovato il mio sostituto, istruttore di vela e mio fidato prodiere, per i miei allievi ai quali avevo promesso di partecipare a questa regata per finire il corso di vela e via son salito sul bolide insieme a:
- il timoniere, più che conosciuto nel Golfo e ormai anche nel mondo della vela mondiale Melges 24: Matteo Balestrero
- il centrale velista di professione Davide Dimaio
- il prodiere omnipresente Cristiano Giannetti nonchè direttore sportivo del Circolo Velico La Spezia
Matteo di una calma impressionante!!! All’inizio della regata mi dice poche cose, le manovre che dovevo fare; io ero un po’ preoccupato per le strambate col gennaker non è come con lo spinnaker e soprattutto a velocità di 15/20 nodi va beh vedremo in seguito si parte di bolina, quella che risulterà la bolina più lunga di tutte quelle da me affrontate.
Alle 10.55 ora di partenza il vento è inesistente, sembra una di quelle giornate dove il tuo primo pensiero è: il vento non arriverà mai!!! eppure tutti i siti velici davano dai 10 ai 15 nodi di scirocco… e così quasi di nascosto eccolo comparire all’orizzonte! Prima su Lerici poi al Muggiano e in pochissimi minuti ce lo ritroviamo sulle sparato sulle vele: 10 nodi… in aumento.
Facciamo due bordi, tanto per provare, ma il Comitato prontissimo, fa suonare il segnale preparatorio e in poco ecco il suono dei 5 minuti alla partenza, siamo in ritardo, ma il Melges al lasco con la sola randa e fiocco scivola incredibilmente sull’acqua e raggiungiamo la linea allo scader dell’ultimo minuto, troppo tardi per partire a sinistra dell’allineamento, forse zona favorevole, si parte in barca giuria al secondo perfetto bravo Matteo!!! e chi dubitava abituato a partire con 70 Melges.
E siamo di bolina, mure a dritta ed ecco Davide che messo a segno il fiocco esce fuori anche lui, fra me e Cristiano, con le gambe a tener dritta “sta” barca che sbanda molto più di quello che mi aspettavo… troppo… e allora giù incominciamo a schiacciare su quella MALEDETTA draglia che nonostante l’imbottitura era dura da morire. Ed eravamo partiti solo da pochi secondi!
Passa qualche minuto e Davide mi “accarezza” con la sua voce e mi dice: “ecco questo è il momento di schiacciare” “squish” “squish”… nel frattempo Matteo mi corregge sulla posizione del corpo affinché stia il più possibile parallelo allo scafo per non perdere neanche 1 kg. del mio peso se messo in posizione non corretta. Mentre ascoltavo il dolore sulla vita si faceva sempre più forte Davide mi ripeteva: “ecco questo è il momento importante…”
Ed io cominciavo a sentire la mia bella colazione di pasta allo zabaione che tornava su e poi giù e poi su ed il dolore alla cinghia sempre più forte.
Dopo pochi minuti ero già morto! Ma come fare a dirlo, mi avevano chiamato non potevo e non dovevo deluderli ed in testa i diecimila pensieri che ti attraversano per la testa… ahhh le 10.000 PASTASCIUTTE, ahhh tutte le porcherie che mangio in continuazione… ahhh le merendine!
Insomma per salire su questa barca bisogna allenarsi!!! Ma sul serio.
Arriviamo all’imboccatura di levante, c’è una corrente pazzesca le sole 3 barche davanti a noi di cento metri 40 e 45 piedi circa, invece di avanzare vanno lateralmente spinte dalla corrente.
Usciamo 4i in reale primo avanti a tutti il TP52 QQ7!
E Dimaio ecco ancora: “ora è importante dobbiamo schiacciare e tenere la barca dritta”. Ma cazzo è da 30 minuti che schiaccio è 30 minuti che è importante… è 30 minuti che son morto.
Ma non finisce qui, ora cominciano a far male anche le gambe, prima i muscoli dei polpacci poi quelli delle cosce: femorali, adduttori e tutti gli altri di cui non ricordo il nome… insomma tutti i muscoli!!!
La pancia non la sento più, neanche il dolore; si è addormentato tutto. Guardo la boa e dico poi si poggia e si lascano le vele o è bolina larga o addirittura lasco e si spara su il gennaker, penso la barca sta dritta e basta solo bilanciare col peso a poppa. Pia illusione!
Arriviamo alla boa si lasca, Dimaio è nel dubbio diamo o non diamo gennaker, intanto cominciamo qualche planatina solo con randa e fiocco, ma il gennaker proprio non ci sta e mentre in questi minuti il “Giogi” fa uscire la prua dall’acqua e accenna a planate continue vedo lontano il TP52 che non è più al traverso, ma sta bolinando verso la boa “miraglio” del Tino (ns. seconda boa di percorso), la mia pancia e le mie gambe si irrigidoscono al solo pensiero si stavano cominciando a rilassare e di lì a poco il vento gira a destra, è di nuovo in prua: bolina!!! No, non ce la faccio è lunghissima fino al Tino, non mi passa più, per me è la fine! Già assaporavo l’idea delle planate col gennaker e invece altre 3 miglia di bolina interminabili. Ogni tanto con la mano destra mi sorreggo alle sartie e Matteo scherzando, ma non troppo mi dice: “guarda che l’albero sta su da solo” cavoli, ma son cotto lui la sa ma mi incoraggia a non mollare.
Le mie gambe arrivano alla boa insensibili, non le sento più: i crampi alla sinistra mi obbligano a dire: “sono arrivato: è la fine” e tutti mi incitano a tenere duro, ma ormai son diventato “nutella spalmata su una fetta di pane in attesa solo di esser divorata”. Non sento e non ascolto più nulla, l’unica forza che mi rimane è la passione che ho per il mare per il vento e che non so in quale modo mi fa arrivare a quella fatidica boa.
Girano la boa, dico girano perchè io c’ero sicuramente, ma neanche me ne accorgo, ascolto il comando di tirare su la drizza della vela più grande, il gennaker e le braccia, uniche ancora inutilizzate ascoltano il comando, quasi in automatico, arrivo al centro del pozzetto in ginocchio, perchè i muscoli delle gambe non reggono i dolori dei crampi mi fanno urlare dentro, è terrificante.
Il vento per fortuna tiene d’intensità e la barca, spinta dal gennaker, questa volta incomincia a “svolazzare” sulle onde è leggera non picchia più sulle onde come di bolina, ma le cavalca leggiadra come una foglia che cade dall’albero e prova galleggiare nell’aria. Speed: 12.. 13… 16 nodi!
E’ una sensazione bellissima, mai provata cado diverse volte nel pozzetto, le gambe non mi reggono, il mio peso di 92 kg. non mi aiuta e non è come sul meteor con le “sedutine” dove puoi riposarti un attimo: qui è tutto “open”!
Il vento cala è tutto uno spostarsi continuo prua poppa per far uscire superficie bagnata dello scafo dall’acqua, non riesco a credere a questi movimenti, Matteo attento a tutti legge la mia faccia incredula e mi fa osservare la velocità del GPS e capirai: ha ragione! cavoli se ha ragione!!! La barca in pochi attimi di secondo passa da 6 poi 8 poi 10 nodi a seconda di come Dimaio e noi ci spostiamo è un “fluttuare” dell’equipaggio all’unisono e Matteo con la scotta in mano pompa la randa.
È stranissimo è bellissimo e capisci che la vela è una evoluzione continua, non smetti mai di imparare e di provare nuove sensazioni sempre inebrianti e bellissime.
Il risultato? Non ha importanza quel giorno ho vinto comunque, per quello che ho provato non ci sono Coppe o Medaglie sufficientemente grandi a ripagarmi, quel giorno a prescindere hanno vinto tutti quelli che sono scesi in acqua per gli alluvionati di Vernazza-Borghetto-Aulla purtroppo i veri perdenti.
Voglio ringraziare Cristiano per avermi chiamato Matteo e Davide per avermi sopportato e al contempo incoraggiato e aiutato in questa mia esperienza fantastica che auguro a tutti.
Unico consiglio per salire su un Melges 24? Allenatevi prima!!!
Buon vento a tutti un “avanzo di galera” meteor ITA-441
Roberto Capozza