Non dire gatto… (la Barcolana di Licia B.)
Tieste, 9 ottobe 2011, articolo Di Licia Bologna
Giovedì sera esco al volo dall’ufficio, giusto per prendere al volo un treno che mi porterà a Trieste.
La serata è meravigliosamente calda, in giro c’è la tensione fremente dell’attesa, della vigilia dell’evento che coinvolge tutta la città, la Barcolana. Ci sono già le strutture del “villaggio” lungo il Molo Audace e in Piazza Unità d’Italia, per le vie del centro si iniziano ad incontrare gruppi di equipaggi che gironzolano saltando da un barettino all’altro, intorno, i meravigliosi palazzi dell’ottocento accesi nella notte triestina.
Mi aspettano due giorni di allenamento su OurDream Fata Assicurazioni (Grazie Giorgio!), il maxi yacht di 80 piedi, poi per la domenica si vedrà quel che accadrà.
Il giorno dopo, venerdì, la furia degli elementi si accanisce su tutti i simpatici velisti accorsi in zona. La mattina ci si sveglia sotto una pioggia battente, la temperatura scende in picchiata, il vento da sud ovest inizia a far schiumare il mare, poi repentinamente gira di 180° ed entra la Bora. Ovviamente non si esce, si rimane saldamente rivettati in banchina e dal Magazzino 26 del Porto Vecchio (Biennale Triestina) si vede il mare livido, arruffato da onde bianche spinte verso riva dove incontrano raffiche veloci, da terra, che, aprendosi a ventaglio, tagliano come lame di luce la superficie dell’acqua.
In mare aperto il vento è forte, raggiungerà i 40 nodi.
Nonostante l’impossibilità di allenarsi, non ci si annoia, è bello gironzolare per le banchine, guardare le imbarcazioni ormeggiate. E’ possibile imbattersi nel giro di pochi metri, in barche d’epoca antichissime in legno o nelle più moderne leggerissime macchine del vento in carbonio.
La città piano piano si riempie di velisti, turisti, curiosi tutti accomunati dalla voglia di partecipare all’evento, alla festa del mare. La bora, intanto, ha soffiato via i nuvoloni neri, ora il mare è azzurro, il cielo è cristallo trapassato dal gelo dell’aria, i raggi del sole riescono ad accarezzare la pelle in un tiepido abbraccio. C’è attesa della vigilia, quanto a me, non vedo l’ora di salire a bordo di OurDream.
Finalmente arriva il sabato, l’aria è fredda, ma c’è sole e poco vento. OurDream è ormeggiato in piazza Unità d’Italia, è meravigliosamente leggero, vola sull’acqua danzando grazie ad una randa di 180mq e un genoa di 160 mq, è una barca reattiva e sensibile, sembra un enorme “derivone” con 25 persone a bordo. Basta che il vento si intensifichi lievemente e Ourdream accelera, decolla, è emozionante sentire che vuole correre, che vuole sfidare il vento.
Sergio, il prodiere, gestisce la prua durante tutte le manovre e i vari cambi di vela, da vero funambolo raggiunge in pochi secondi la testa d’albero a 34 metri dall’acqua, per un rapido controllo, e con la disinvoltura da free climber ritorna in un attimo al suo posto.
E’ emozionante perdersi sotto coperta, la pancia di OurDream è sintesi di essenzialità e accoglienza, al suo interno non c’è uno spillo superfluo, cuccette laterali, vele, scotte, bozzellame vario e quanto possa essere necessario durante le regate.
Finito il brivido del sogno di 80 piedi, arriva uno dei momenti più suggestivi del fine settimana triestino. Il tramonto getta secchiate di rosso nel cielo che poi cola nel mare, il sole graffia le onde facendole sanguinare di luce che poi lascia spazio alle ombre scure che contrastano con le tinte forti donate da un crepuscolo autunnale, una cannonata squarcia il rumore della folla, gli UFO sono atterrati in mare. Raggomitolata sul Molo Audace assisto alla spettacolare tenzone delle piccole barche che si sfidano nel ristretto specchio d’acqua di fronte alla piazza principale della città. Gli equipaggi urlano, chiamano le manovre, le raffiche, i salti di vento, gli spettatori partecipano tifando e incoraggiando i regatanti, vince nettamente Cattivik una saetta di luce nel buio rotto dai fari puntati sull’acqua.
E’ giunta l’ora, tuffarsi nel mare di gente che s’incanala nelle viette dietro Piazza Unità d’Italia è una gioia, mescolarsi in un abbraccio caldo che avvolge la città è inebriante come il vino che scorre a fiumi nella notte Triestina.
La cena è a “ElFornel”, ristorantino fantastico in perfetto stile marinaro, con menù tradizionale a base di pesce. Qui tutti sono sorridenti, ci si siede ai tavoli in legno dove gli incontri impossibili e strani sono serviti come contorno sul piatto di portata… Casualmente ritrovo la Cri, compagna di università, col suo equipaggio di amici alcuni velisti altri no, ma tutti accomunati da una meravigliosa simpatia e ospitalità.
Tra un brindisi e l’altro si decidono i destini della regata del giorno dopo, nel caso di mancato imbarco su OurDream, sarà disponibile il First 40.7 dell’allegra combriccola, dal temutissimo e “aggressivissimo” nome “GattoMammone”(*) dell’armatore/comandante/timoniere Matteo.
Domenica mattina, la meraviglia della cabala datata 09-10-11, alla partenza della 43sima Barcolana ci sono quasi 1.800 barche, c’è la bora che soffia a 20 nodi, ci sono anche io… su GattoMammone.
Mentre Esimit, Maxi Jena e Shining Umag volano seguite da OurDream, Campione del Garda e Trieste Red Carpet, la vera regata si svolge nel mare di vele che brulicano sull’acqua.
L’equipaggio di First è ruspante, poco tecnico, ma c’è, scanzonato e sul pezzo al punto giusto da garantire divertimento e competizione.
Un po’ in ritardo in partenza, con il team impegnato nell’organizzazione di ruoli e manovre, nonché nella ricostruzione del circuito dello spi, GattoMammone vola senza spinnaker nel primo bordo, attorniato da barche in straorza che sembrano trottole con spi e genny che esplodono come palloncini colorati.
Il GattoMammone “surfa” in planata sul mare levigato dalle raffiche che tagliano la superficie dell’acqua come sfaccettature perfette di diamante, non ha vele in carbonio e la rete “bimbo a bordo” non conferisce un profilo “race”, ma si beve centinaia e centinaia di barche.
GattoMammone issa spi, compare il temutissimo felino arruffato che intimidisce gli avversari paralizzandoli e a suon di strambate taglia il traguardo seguito da un mare di vele. Essere sul campo e combattere la vera battaglia è inebriante.
All’arrivo la gioia esplode, la soddisfazione è immensa nel vedere quanti sono dietro, soprattutto quando ci si accorge di aver mostrato adeguatamente la poppa all’equipaggio spocchioso, che in banchina si atteggiava a fuori classe sfoggiando vele in carbonio e cerate ultra tecniche.
E’ proprio vero… Non dire Gatto finché…
Il mio Gattone l’ho avuto, anche il Sogno… questa è la Barcolana, la genuinità delle passioni che esplodono al soffiare del vento.
(*) GattoMammone – Barca utilizzata per il progetto “Verde come Vela”, che ha trasformato una comune barca da diporto in un prototipo di sostenibilità con innovazioni ecologiche.
Pannelli solari, generatore eolico, serbatoi delle acque nere antisversamento e sistemi di risparmio idrico, cambusa e detergenti rigorosamente bio sono i segreti che “Avanzi”, il centro di ricerca per lo sviluppo sostenibile, e l’equipaggio hanno messo in pratica sulla barca della compatibilità ambientale.
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grazie Atti, vorrei ricordare che al timone di OURDREAM c’era ROBERTO ZAMBELLI, regatante spezzino!!!
insomma il Golfo dei Poeti c’era anche a Trieste!
a prestissimo,
LaLì