Odissea di tre diportisti trattati da appestati
Bloccati e multati sette volte durante il tentativo di periplo dell’Italia.
A Gioia Tauro scatta anche l’obbligo di quarantena
BOCCA DI MAGRA Il 5 marzo scorso, mollando gli ormeggi dal porticciolo di Bocca di Magra con la loro barca a vela da crociera di 12 metri, erano lo specchio di felicità, quella indotta dal programma: il periplo dell’Italia, fino a Porto Buso (in provincia di Gorizia), la bellezza di 1200 miglia a tu per tu col mare e gli umori del tempo. Una piccola impresa per Francesco Leonardo e Renato Mattel, di Pistoia, rispettivamente skipper e armatore, e Franco Saracini, marinaio di Pordenone. All’epoca non c’erano limiti al movimento nautico. Tutto è precipitato qualche giorno dopo, quando a Livorno sono stati intercettati da una vedetta della Guardia di Finanza che ha contestato loro di aver violato il divieto circolazione nei mari. E’ stato l’inizio di una odissea. Perché da lì in avanti, ad ogni tappa effettuata per ritemprarsi dalle fatiche della navigazione, sono stati fermati e verbalizzati. A nulla è valsa l’argomentazione-ritornello: «Non abbiamo avuto alcun contatto a rischio con persone a terra; proveniamo dalla Spezia. La barca costituisce il miglior isolamento….». Niente da fare, anche per l’altra giustificazione dello skipper: «Accompagno l’armatore cardiopatico. La mia presenza e quella del marinaio sono indotte da ragioni di sicurezza». «Se mollate gli ormeggi lo fate a vostro rischio e pericolo. Mettete in conto che potreste essere nuovamente verbalizzati per la violazione del divieto di movimento, anche in mare, per ragioni di diporto» è stato il monito. Loro l’hanno messo in conto. Ma non pensavano che i controlli fossero così stringenti, anzi di più. Si perché dopo il momentaneo altolà a Porto Santo Stefano, Ischia, Maratea e Vibo Valentia è accaduto di peggio: l’ordine di restare in quarantena a bordo. E’ accaduto a Gioia Tauro, dopo una navigazione complessa, alle prese con condimeteo pesanti e dopo la beffa subita a Maratea: l’obbligo di non attraccare in porto, nonostante i bollettini avversi. «Manco fossimo dei lebbrosi» dice lo skipper in un misto di rabbia e ironia. Rabbia perché, passi il verbale, non è stata assecondata la richiesta logica: «Sottoponeteci al tampone; capirete così che non siamo stati contagiati e che possiamo portare a termine i nostri programmi». Niente. L’equipaggio ha dovuto attendere i canonici 14 giorni per riprendere il largo. «Dobbiamo dire che durante la sosta forzata a Gioia Tauro abbiamo avuto la massimo assistenza sul piano dei rifornimenti alimentari e anche dei medicinali necessari al nostro armatore». Ma tant’è si è allungata la somma da mettere in conto per pagare le multe. «Al termine del periodo di isolamento abbiamo deciso di ripartire per tentare di portare a compimento la navigazione. Ma, alle 3 di notte, al traverso di Roccella Jonica, siamo stati fermati da una vedetta della Guardia di Finanza: altro verbale, altra multa». A quel punto Mattel, Leonardo e Saracini hanno desistito. Ha fatto rotta per il porto, hanno assicurato la barca all’ormeggio,sono sbarcati e sono tornati alle rispettive case. La fine dell’odissea indotta da coronavirus.
Corrado Ricci