S.O.S. PEROTTI
Prima di leggere questo lungo articolo poche parole per raccontare Simone Perotti che ho avuto il piacere di conoscere un anno fa durante la presentazione di un suo libro e che è stato ospite della Festa della Marineria 2013:
Simone Perotti è nato a Frascati (Roma), nel 1965. Oltre a numerosi racconti su riviste letterarie cartacee e on-line, ha collaborato e collabora con riviste e giornali («Yacht & Sail», «Yacht Capital», «Dove», «Style», «Corriere della Sera»), con articoli e reportage sul viaggio, il turismo, la nautica, le regate. Ha creato il primo sito di informazione editoriale nautica italiano: www.sailbook.info. Ha fatto il manager per quasi vent’anni nel settore della comunicazione, in agenzie e aziende quotate e non, italiane e multinazionali. Poi ha detto basta, ha lasciato soldi e carriera e si è trasferito in Liguria, tra La Spezia e le Cinque Terre, per dedicarsi esclusivamente a scrittura e navigazione. Per vivere oggi fa l’affittabarche, trasferisce imbarcazioni, fa lo skipper e l’istruttore di vela trascorrendo circa quattro mesi l’anno in mare. Poi pittura case, prepara aperitivi per i bar, restaura mobili, fa la guida turistica, vende le sue sculture e i suoi pesci, tutti visibili sul sito www.simoneperotti.com.
Ma veniamo alla notizia: 11-12 novembre – 2013 il sito di picenooggi.it recitava testualmente:
ASCOLI PICENO – Annunciato, non ha tradito le attese. E attorno alle 8,30 di lunedì 11 novembre il “ciclone Venere” ha raggiunto le Marche dove si sta caratterizzando per una pioggia fortissima e venti sferzanti. Vi terremo aggiornati su quello che sta avvenendo. Il consiglio per tutti è di non uscire dalle proprie abitazioni se non per motivi di lavoro o di stretta necessità.
Questo è quello che il 13 novembre scrive Simone Perotti sul suo blog:
Fortunale a San Benedetto del Tronto. Capitaneria e giornali parlano di Forza 11. Noi che eravamo lì non lo sappiamo, non abbiamo a bordo gli strumenti per misurare il vento, ma importa poco. Vento da est-nordest violento, certamente, mare di tre/cinque metri che entrava dall’imboccatura del porto. Un inferno. I pescatori di ottant’anni ci dicevano: “mai visto nulla di simile”.
Mediterranea ha rotto gli ormeggi, pur se raddoppiati, è andata alla deriva sul molo a riva, ha sbattuto prua e murata di dritta. Poi, nuovamente ormeggiata, nonostante le 16 linee che avevamo messo per tenerla a terra, ha strappato cime su cime per tutta la notte…
Alle 6.30 il vento è calato, quasi 24 ore dopo l’inizio del fortunale. Intorno, distruzione e desolazione dovunque. 6 barche affondate, decine di barche con falle da un metro nell’opera morta, barche disalberate… Una scena raccapricciante.
Ma Mediterranea è salva. Ha subito danni pesanti, ma è ancora in grado di navigare. Per poco, per un pelo, per un’inezia, poteva non esserci più, poteva finire sul fondo limaccioso del porto, dove sarebbe stata sostanzialmente irrecuperabile. “Le barche si perdono a terra“, come scrive il marinaio-scrittore Arturo Perez-Reverte. Ed a terra, su un molo, noi abbiamo rischiato di perderla. Una barca che affonda muore, a meno di spendere più soldi di quelli che servirebbero per comprarne un’altra, o per decidere di smettere di navigare. E proprio questo ho pensato l’altra sera: “se affonda smetto”.
Non so perché l’ho pensato, non so quanto fosse il risultato della pena, della tensione, della paura. Ero sul treno, ingabbiato, recluso, impossibilitato ad agire, stavo “accorrendo” a salvare la barca seduto in uno scompartimento su un vagone lento, che per il nubifragio spesso si fermava e restava immobile per minuti… Non auguro a nessuno di “accorrere” in treno, mai, in qualunque luogo. E mi ricordo che ho pensato: “se va giù smetto”.
Ma Mediterranea non è andata giù. Merito suo, cioè del grande Michel Bigoin che l’ha disegnata e insieme al CNSO (il mitico Cantiere Nautico del Sud Ovest) costruita dura, solida, lottatrice. Merito delle sue gallocce invincibili, della sua prua da incrociatore, delle sue murate dure ed elastiche, della sua ossatura da gigante, della sua solidità strutturale complessiva. Merito anche dei pescatori e marittimi Otello, Nazareno, Franco e Gigi che l’hanno recuperata a forza quando ha rotto le 4 cime d’ormeggio e andava alla deriva nel porto, sbattendo forte contro il molo a riva. Merito di Marco e mio che l’abbiamo raggiunta il prima possibile, imbrigliata in 16 cime d’ormeggio, protetta con i copertoni di camion quando tutti i parabordi sono esplosi e la furia del mare salito la depositava sulla banchina. Merito… se ha senso parlare di meriti, come di colpe, quando la natura vuole dimostrarti chi è il più forte sul pianeta Terra.
I danni sono ingenti. Una lista lunga come un foglio A4 di cose rotte, irrecuperabili, aggiustabili, divelte. Tanti lavori, un bel problema per noi. L’assicurazione non ce li risarcirà. Forse dovremo fare ricorso a una grande colletta per salvarci, per non far morire il sogno di Mediterranea. Ma noi, certamente, proseguiamo, andiamo avanti. Come se la burrasca fosse ancora forte. Mediterranea c’è ancora, questo conta. Non era ieri il suo momento. Non ancora….
Il mio APPELLO per Mediterranea gira per la rete. Mai in vita mia avrei pensato di fare un appello del genere. Io che pur di non chiedere aiuto mi farei ammazzare. Ma non per orgoglio, chissenefrega dell’orgoglio… è che nel fare le cose da me ho sempre trovato stimoli, gusto, piacere. Ragiono su questo mentre sorge la luce del giorno, e penso a Joshua Slocum, alla disperazione che avrà provato l’alba seguente al suo naufragio. La sua reazione mi ha dato molto coraggio.
Ho dormito bene finalmente. Anche questo mi aiuta. Stamattina sono pieno d’energie. Parte della forza cinetica del vento mi deve essere entrata nelle vene, mi ha trasfuso. La storia di Slocum ha saputo captare quell’energia, sintetizzarla in qualcosa di buono. Il mare toglie e dà. Lo sento sulla pelle. Niente di quello che viene da fuori ci può intossicare, o far stare bene. A parte il mare. Forse…
[fonte http://www.simoneperotti.com]
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Giorni istruttivi. Gli elementi che sfondano, gli incontri che disvelano. La vita ritrovata è avventurosa, mutevole. La chiamo sempre, tra me e me, “la vita vera”, quella fuori dalla bolla. Ciò che imprigiona protegge, ma anche nasconde. Meglio una buona menzogna o una cattiva verità? La seconda.
Recentemente, contatto stretto col potere, con i soldi. Il potere che ti guarda dall’alto in basso: “Io conto, tu non conti niente. Dunque io parlo, tu stai zitto”. Bellissimo quel bivio, quando devi decidere cosa fare: parlo? Dico la mia? La dico piatta e tutta? Oppure sto zitto, chino il capo? Un uomo deve sempre misurare chi è dalle cose che può dire, dai vincoli che ha a riferire il suo pensiero. Mi sono accorto che al bivio pensavo: “qualcuno mi dà da mangiare, qui? Oppure il cibo che qui mi do, oppure mi nego, è quello della mia libertà intellettuale, della mia dignità?” Padrone di niente, servo di nessuno. L’istante dopo, il potere ha capito. Era furibondo. Aveva letto nei miei occhi che non sono uno schiavo. Momento terribile per lui.
Giorni anche di solidarietà, di vicinanza. Quando ti volti e incroci uno sguardo che sta dalla tua. Il tuo sguardo chiede: “Sono io diverso, sono io che sbaglio?”. “No, hai ragione tu. Io sto dalla tua”. La complicità che aiuta a capire se stessi, e ad amare.
Vari e controversi effetti della libertà. Un territorio selvaggio, senza protezioni, dove la pelle è a contatto con la raffica salmastra, le parole con l’essenza, il cuore con l’anima. Dove nulla protegge, nulla neppure nasconde. Il compimento della nostra vita avviene ogni istante, e l’obiettivo non deve essere la sicurezza, l’assenza di difficoltà, ma la realtà. Ieri mi chiedevo: “cosa me ne faccio di una vita in cui non c’è l’intemperia?” I marinai navigano verso l’interno, perché le burrasche vengono sempre da dentro. Quelle da fuori, alla fine, generano quieta bonaccia nel cuore.
[fonte http://www.simoneperotti.com]
Questa è una chiamata generale di soccorso:
Mediterranea è sfuggita per miracolo a una tragedia. Un fortunale l’ha strappata dall’ormeggio nel Porto di San Benedetto del Tronto e c’è voluto il lavoro di marittimi presenti e nostro, che siamo corsi, per salvarla.
Non è affondata, grazie al cielo, come altre barche accanto a lei, ma ha riportato danni ingenti. L’intero Progetto Mediterranea è a rischio.
Se sei nostro amico, se ami il mare, se ci stai seguendo, se sei venuto a bordo con noi almeno una volta, se avevi intenzione di farlo, o se anche hai a cuore il nostro progetto culturale e scientifico e vuoi solo attivarti per aiutare chi è in difficoltà… AIUTACI.
Anche con una piccola donazione. I nomi di chi donerà verranno messi a imperitura memoria qui, sul sito ufficiale della spedizione.
Ecco gli estremi per la donazione:
conto presso Banca Popolare Etica BPE, viale Masini 24/c Bologna, intestato a:
SPRAY SRL – IBAN: IT20O0501802400000000165303
BIC: CCRTIT2T84A
Causale: “erogazione liberale per danni”
IMPORTANTE: scrivete QUESTA CAUSALE, riportata nella riga precedente, perché altrimenti la donazione è soggetta a IVA.
Grazie a tutti voi della vostra vicinanza e del vostro supporto. Speriamo di poter salvare il Progetto e di rivederla presto navigare com’era, così: