Spezia tra le due guerre mondiali
La Spezia, 25 agosto 2019 – articolo di Silvano Benedetti su La Nazione
NEL 1918, in soli 50 anni dalla fondazione dell’arsenale, Spezia era diventata una città ed un centro industriale con più di 100.000 persone, una delle venti maggiori città d’Italia.
Un tale sviluppo fu scatenato non da un naturale progresso delle sinergie locali, ma da un intervento esterno dello Stato che realizzò praticamente dal nulla un polo militare navale di livello europeo condizionando anche lo sviluppo successivo.
L’arsenale iniziò a costruire navi da guerra fin dal 1871 e dette il via all’insediamento nel golfo di industrie legate al militare: nel 1883 nacque il primo nucleo del cantiere navale del Muggiano e nel 1905 il primo insediamento della Vickers Terni, oggi O.T.O. Melara, per la fabbricazione di artiglierie.
Nel 1923 in arsenale erano state già costruite 14 navi maggiori, 10 di medie dimensioni e 9 sommergibili, oltre a numerose unità minori di appoggio, compresi i macchinari e le apparecchiature di propulsione e di combattimento. Praticamente una nave ogni anno e mezzo. L’APPROSSIMARSI del primo conflitto mondiale portò un ulteriore ampliamento delle strutture e dell’attività produttiva; la base divenne “piazza di guerra” sotto i poteri militari e rimase ai margini effettivi del conflitto contribuendo però fattivamente alla vittoria finale con la produzione degli armamenti (cannoni, treni armati, mezzi d’assalto, navi, sommergibili, idrovolanti) e di quant’altro serviva a supportare lo sforzo bellico. Nessuna forza nemica tentò di attaccare il golfo, difeso com’era da una cerchia di 42 fortificazioni che lo rendevano inaccessibile, a parte un tentativo disperato di un aviatore austriaco che l’11 luglio 1916 rilasciò alcune bombe sull’arsenale.
LA CRISI post conflitto si fece sentire pesantemente quando in tutto il Paese le industrie militari subirono un crollo della domanda e, non potendo facilmente diversificare la propria produzione, dovettero ricorrere ai licenziamenti; il sistema industriale spezzino, orientato unicamente al militare, ne risentì pesantemente e il malcontento sfociò anche in sommosse popolari malgrado nei nuovi equilibri internazionali Spezia rimanesse il porto militare più importante d’Italia.
Il ridimensionamento della flotta e la crisi economica provocarono una riduzione della popolazione dai 100.000 abitanti del 1918, agli 89.000 del 1921. Solo negli anni ’30, grazie a nuovi interventi dello Stato, l’economia del golfo trovò un nuovo sviluppo con l’installazione di grosse raffinerie, l’ampliamento della centrale elettrica e il raggruppamento sotto l’IRI delle tre maggiori industrie locali in crisi: Cantiere Navale di Muggiano, Oto Melara e Cerpelli; da parte sua l’arsenale cessò la costruzione del naviglio per dare ossigeno alla cantieristica civile.
Riprese così un costante sviluppo della città, che nel frattempo aveva aggiunto l’articolo al proprio nome, e che condusse fino alla vigilia della seconda guerra mondiale, trainato da un nuovo incremento della produzione bellica. Questa volta il golfo fu direttamente coinvolto nel conflitto, che portò razionamento dei viveri e mercato nero, insicurezza economica e migliaia di sfollati sotto l’occupazione tedesca. Neppure durante questa guerra il golfo subì attacchi da flotte nemiche, ma le caratteristiche naturali che lo avevano reso così adatto per un arsenale erano diventate insignificanti con lo sviluppo dell’aviazione: ciò che era inattaccabile da mare e da terra era facilmente alla portata di un attacco aereo rapido, difficilmente prevedibile e incontrastabile con i mezzi dell’epoca; le 25 batterie antiaeree nulla poterono contro mezzi troppo veloci per le punterie manuali.
A PARTIRE dal 1942 si susseguirono continui pesanti attacchi sull’arsenale e sul polo industriale spezzino che distrussero gli impianti industriali, il nodo ferroviario, l’arsenale e gran parte della città, un effetto collaterale assolutamente prevedibile. I morti furono solo 182, pochissimi considerando che La Spezia fu tra le tre città più bombardate d’Italia, ottenuto grazie all’altissimo numero di rifugi antiaerei privati e pubblici costruiti in città e presso gli stabilimenti industriali e militari: oltre 140 per un numero di posti superiore alla popolazione.
La linea Gotica trattenne il fronte di guerra per quasi un anno dalle nostre parti, a cavallo di quel fatidico 44° parallelo individuato dal piano nazionale di difesa di fine ‘800, e La Spezia rappresentava una grave minaccia per gli Alleati nella loro avanzata verso la Pianura Padana.